Nel corso del 2023, il sistema sanitario italiano ha assistito a un imponente flusso migratorio interno, con circa 670 mila ricoveri effettuati fuori Regione.
Questo fenomeno ha generato un flusso economico di quasi 2,9 miliardi di euro, evidenziando una problematica strutturale che colpisce soprattutto le Regioni del Sud Italia.
Migrazione sanitaria: le cause principali
Secondo l'analisi dei dati forniti da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), i motivi principali che spingono i cittadini a cercare cure fuori dalla propria Regione sono:
Liste di attesa troppo lunghe;
Qualità percepita delle strutture sanitarie del Nord e Centro Italia;
Tipologie di interventi richiesti, come quelli osteoarticolari (protesi), i tumori e le operazioni ad alta complessità.
È importante sottolineare che non tutti gli spostamenti riguardano interventi di alta complessità: solo il 16% del totale. La maggior parte (53%) è rappresentata da interventi a media complessità e un significativo 11,7% risulta potenzialmente inappropriato.
Sicilia: un caso emblematico
In Sicilia, il fenomeno della migrazione sanitaria assume contorni drammatici. La Regione ha registrato un saldo negativo di 142 milioni di euro, con la maggior parte delle risorse destinate a Lombardia ed Emilia-Romagna. Questo dato riflette:
Carenze infrastrutturali e di personale;
Insufficiente disponibilità di posti letto per acuti e post-acuti;
Mancanza di ospedali di eccellenza sul territorio.
La mobilità sanitaria dei siciliani riguarda prevalentemente interventi di media e alta complessità, con una forte predilezione per strutture private convenzionate situate al Nord. Tale situazione evidenzia un sistema sanitario regionale incapace di trattenere i propri pazienti.
Drammatica anche l'arretratezza tecnologica rispetto alle altre realtà nazionali più avanzate.
Il ruolo delle Regioni del Nord
Lombardia ed Emilia-Romagna si confermano tra le Regioni più attrattive, nonostante alcune dinamiche in evoluzione:
L'Emilia-Romagna ha un saldo positivo di 228 milioni di euro nel settore delle malattie muscolo-scheletriche, grazie soprattutto alle sue strutture private convenzionate.
La Lombardia, pur rimanendo una destinazione importante, ha visto un calo dei ricavi legati alla mobilità in entrata di circa 50 milioni negli ultimi cinque anni.
Le altre Regioni e la sfida delle liste d'attesa
La Campania, con 235 milioni di euro di rimborsi, si conferma la prima Regione per mobilità in uscita, ma registra una spesa pro-capite di poco più di 40 euro, molto inferiore rispetto a quella del Molise. Quest'ultimo combina alti tassi di mobilità in uscita con una buona capacità di attrazione.
Parallelamente, il caso dell'Umbria merita attenzione: negli ultimi cinque anni, ha visto un crollo dell'attrattività, accompagnato da un aumento della mobilità in uscita.
Soluzioni e prospettive future
Per contrastare questo fenomeno, il tavolo Ministero-Regioni sta lavorando all'applicazione della normativa sulle liste di attesa, considerata una delle principali cause della migrazione sanitaria. Tuttavia, i problemi strutturali del sistema sanitario meridionale richiedono interventi più ampi, tra cui:
Potenziare le dotazioni organiche;
Investire in infrastrutture sanitarie moderne ed efficienti;
Promuovere l'eccellenza nei servizi sanitari locali.
Un allarme è stato lanciato anche dall'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva: i pazienti con malattie croniche affrontano ritardi nelle diagnosi, difficoltà nell'accesso alle cure e liste d'attesa insostenibili. In molti casi, questo li costringe a rinunciare alle prestazioni necessarie.
Il fenomeno della migrazione sanitaria rappresenta una sfida cruciale per il sistema sanitario italiano, con implicazioni economiche e sociali profonde.
In Sicilia e nel resto del Sud Italia, la necessità di migliorare qualità e accessibilità delle cure è ormai improrogabile.
Solo attraverso investimenti mirati e una riorganizzazione strutturale sarà possibile ridurre il divario con le Regioni del Nord e garantire un servizio sanitario equo e universale.