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Sicilia, emergenza sanità: gli anestesisti rianimatori abbandonano il 118. È caos nell’elisoccorso

2025-05-05 06:00

Redazione

Apertura,

Sicilia, emergenza sanità: gli anestesisti rianimatori abbandonano il 118. È caos nell’elisoccorso

Dal 1° luglio gli anestesisti siciliani lasciano il 118 per protesta: disinteresse della Regione e stipendi iniqui mettono a rischio vite umane.

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Dal primo luglio gli elicotteri del 118 rischiano di restare senza medici a bordo: l’ennesimo disastro targato Schifani nella gestione della sanità pubblica.

Una crisi senza precedenti nella sanità siciliana si profila all’orizzonte.


A lanciare l’allarme è l’AAROI-EMAC, sindacato che rappresenta oltre 800 anestesisti rianimatori dell’isola, che ha annunciato la totale indisponibilità a coprire turni nei mezzi di soccorso del 118, ambulanze ed elisoccorso, a partire dal 1° luglio 2025.

Il motivo? Una retribuzione “anacronistica e sottodimensionata” rispetto a quella garantita ad altri specialisti e un disinteresse sconcertante da parte dell’assessorato alla Salute guidato da Daniela Faraoni e, soprattutto, della presidenza della Regione Sicilia capeggiata da Renato Schifani.

Il problema: stipendi irrisori e zero risposte istituzionali

L’AAROI-EMAC ha scritto ben due PEC ufficiali (22 gennaio e 27 marzo 2025) per chiedere un confronto con l’assessorato regionale.
Nessuna risposta.
Silenzio tombale.

 

Eppure, come si legge nel documento ufficiale del 29 aprile, per altri specialisti come ortopedici, pediatri, ginecologi, cardiologi e perfino pensionati, l’amministrazione regionale non esita a pagare gettoni orari tra i 90 e i 120 euro.

Per gli anestesisti rianimatori invece – cioè i medici che garantiscono terapie intensive volanti sui mezzi del 118 – non c’è nemmeno una dignitosa considerazione economica, nonostante svolgano un servizio vitale, avanzato e ad altissima competenza, per giunta su base volontaria e oltre l’orario ordinario previsto dal contratto.

Agitazione: una decisione inevitabile, ma dalle conseguenze drammatiche

Il sindacato non usa mezzi termini: la misura è colma.

L’assenza di dialogo, l’indifferenza e la mancanza di equità hanno portato a una scelta drastica: dal 1° luglio nessun anestesista rianimatore salirà più a bordo dei mezzi del 118.

Questo significa che le eliambulanze siciliane potrebbero rimanere senza la figura professionale più qualificata in situazioni di emergenza, trasformando le “terapie intensive volanti” in semplici trasporti ad alto rischio.

Una possibile interruzione di pubblico servizio che potrebbe avere conseguenze devastanti in termini di vite umane.

Il silenzio del governo regionale: un fallimento politico ed etico

Quello che sta emergendo è un altro tassello del fallimento gestionale della sanità pubblica siciliana sotto il governo Schifani.

Il presidente della Regione, già al centro di critiche per altri gravi episodi di disorganizzazione e favoritismi nel sistema sanitario, non ha speso una parola né preso provvedimenti concreti di fronte a un’emergenza annunciata.

Ignorare la voce degli anestesisti rianimatori equivale a ignorare la sicurezza dei cittadini.

Una soluzione ancora possibile, ma servono scelte politiche chiare

Il sindacato ha fornito un preavviso chiaro e corretto.
Ha dato tempo all’amministrazione per evitare l’inevitabile.
Ma il tempo stringe e il silenzio istituzionale rischia di tradursi in morti evitabili.

Serve un intervento urgente e diretto della Regione Sicilia per:

Rivedere le tariffe e il trattamento economico dei medici del 118.

Introdurre criteri di equità tra le diverse specializzazioni.

Garantire la continuità di un servizio essenziale, che rappresenta la prima linea dell’assistenza sanitaria territoriale.

Conclusione: la Sicilia merita una sanità che salvi vite, non che le metta a rischio

Quanto sta accadendo è l’ennesimo segnale di un sistema che crolla sotto il peso della mala gestione e dell’arroganza burocratica.
Non è solo un problema di stipendi.
È una questione di rispetto, di dignità professionale, di diritto alla salute per ogni cittadino siciliano.

E pare proprio che non si possa continuare a gestire come stanno facendo con la sanità pubblica siciliana.

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