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A Catania in piazza Università un giro in bici a sostegno delle cure palliative pediatriche

2025-06-17 06:00

Christian Costantino

seconda, cure palliative, Catania,

A Catania in piazza Università un giro in bici a sostegno delle cure palliative pediatriche

Il Giro, organizzato dalla Fondazione Maruzza è una parola gentile ma ferma: “guardateci”.

Venerdì pomeriggio, tra i vicoli del centro storico di Catania, si è vista un’altra faccia della sanità. Più pulito e silenzioso, che non fa scandalo ma cambia la vita.

È passata da qui la carovana del Giro d’Italia delle Cure Palliative Pediatriche, una passeggiata simbolica ma non per questo inutile. Una camminata che ha messo al centro i bambini con malattie inguaribili e le loro famiglie, ma soprattutto ha acceso un faro su quei medici, operatori e volontari che ci sono. Che resistono e che fanno sanità vera. E proprio adesso ci voleva più che mai.

 

E perché adesso più che mai? C’è una Sicilia che sta facendo rumore, inchieste, carte bollate, magistrati che entrano negli uffici della sanità pubblica e ne escono con faldoni da 200 kg. Palermo e Catania – due indagini, due scandali. Il sistema è malato ed incancrenito, è vero; ma forse c’è qualcosa che vale ancora la pena salvare nel Sistema Sanitario.

 

Mentre i riflettori sono puntati su chi ha trasformato la sanità pubblica nel personale bancomat sotto casa, in Piazza Università si radunano camici bianchi che non hanno nulla da nascondere. In qualche gesto – semplice, quotidiano, ma mai banale – c’è la differenza tra curare e prendersi cura. Ed è proprio questo che fanno i medici delle cure palliative pediatriche: ascoltano, parlano e si prendono in carico non solo il paziente, ma tutto ciò che gli sta intorno. Persino la famiglia del paziente, come vediamo in un’intervista rilasciata da un padre di un ragazzino particolarmente fragile.

 

Il Giro, organizzato dalla Fondazione Maruzza è una parola gentile ma ferma: “guardateci”. Guardate chi lavora nelle corsie, negli ambulatori, nelle stanze di casa trasformate in reparti improvvisati. Guardate i genitori che diventano infermieri, diventano psicologi, diventano accompagnatori e solo alla fine madre e padre.

 

In una Sicilia che oggi fa fatica anche solo a spiegare come si scelgono i dirigenti, il Giro mostra che esiste un’altra possibilità: una sanità che non si vergogna a guardare in faccia la sofferenza, che non si nasconde, che non promette miracoli ma garantisce presenza.

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