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Dietro la maschera: il volto nascosto dell’autismo al femminile

2025-04-01 06:00

Redazione

Notizie, Eventi e Congressi, autismo,

Dietro la maschera: il volto nascosto dell’autismo al femminile

Ogni 2 aprile, si rinnova la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo.

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Non sempre ciò che non si vede non esiste. Talvolta, è proprio ciò che sfugge allo sguardo clinico – o ai numeri apparentemente oggettivi – a raccontare le verità più urgenti.

 

Si stima che in Italia circa 600 mila persone convivano con un disturbo dello spettro autistico, e tra queste, i maschi sembrano prevalere con un rapporto di 4 a 1: 480 mila uomini contro 120 mila donne. Una sproporzione che, a prima vista, sembra raccontare una realtà scientificamente consolidata. Eppure, scavando sotto la superficie delle statistiche, si scopre una verità ben più complessa, che mette in discussione paradigmi diagnostici e culturali.

 

Domani, in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, l’attenzione si rinnova su un disturbo che ancora oggi resta in parte invisibile, soprattutto quando si manifesta nelle donne. È proprio la Società Italiana di Psichiatria (SIP) a lanciare un allarme silenzioso ma necessario: la percezione e la diagnosi dell’autismo femminile sono spesso distorte, ritardate o addirittura assenti.

 

“La donna ha un modo diverso di ‘essere’ autistica – spiega Liliana Dell’Osso, presidente della SIP, psichiatra e professoressa emerita all’Università di Pisa –. Le sue strategie di adattamento al deficit di comunicazione sociale, il cosiddetto camouflaging, sono più sviluppate. Questo rende il disturbo meno evidente, ma non meno sofferto.”

 

Il termine camouflaging indica la capacità, spesso inconscia, di imitare i comportamenti sociali altrui, una maschera che molte ragazze indossano fin da bambine per sopravvivere in un mondo che richiede competenze relazionali automatiche. Alcune imparano a modellarsi sulle coetanee più estroverse, altre sviluppano una ipercompensazione sociale che può sfociare in atteggiamenti dissonanti, talvolta persino in comportamenti sessuali promiscui. Tutto questo per colmare una frattura interna: quella dell’impossibilità di creare connessioni autentiche.

 

Il prezzo di questo mimetismo? Un carico emotivo che si traduce in fragilità psicologica: rabbia, senso di vuoto, impulsi autolesivi. È qui che la diagnosi si confonde. Molte donne con tratti autistici vengono etichettate, invece, con un disturbo borderline di personalità, un quadro sintomatologico che, non a caso, colpisce prevalentemente il genere femminile.

 

Ma le differenze non si limitano ai tratti sociali. Anche gli interessi ristretti e le rigidità comportamentali – tratti cardine dell’autismo – si manifestano nelle donne in forme più socialmente “accettabili”: l’ossessione per un personaggio famoso, il rifugio nelle fiction, il legame intenso con gli animali, o condotte alimentari ritualizzate. E proprio queste ultime accendono una luce su una possibile relazione tra anoressia nervosa e autismo.

 

“L’anoressia nervosa potrebbe rappresentare un ‘fenotipo’ femminile dello spettro autistico – ipotizza Dell’Osso –. Le pazienti anoressiche condividono spesso caratteristiche cognitive e comportamentali con i soggetti autistici, e non di rado risultano parenti di persone con diagnosi di autismo.” Un’ipotesi supportata da dati genetici, vista l’origine ereditaria del disturbo.

 

C’è, dunque, un mondo sommerso di donne che vivono l’autismo in silenzio, adattandosi, mimetizzandosi, spesso pagando un prezzo altissimo. Se negli ultimi anni la ricerca ha iniziato ad accorgersene, il lavoro da fare è ancora immenso. Comprendere l’autismo femminile non è solo una sfida clinica: è una chiave per decifrare le dinamiche neurobiologiche alla base del cervello umano – maschile e femminile – nella sua versione tipica e atipica.

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