
Mancano oltre 5.500 medici di famiglia in Italia e la situazione rischia di peggiorare. Il rapporto GIMBE evidenzia criticità demografiche e programmatiche, mentre la politica propone soluzioni senza valutazioni d'impatto.
Un sistema in crisi: la carenza di medici di famiglia
L'Italia sta affrontando una crisi sempre più grave nella medicina generale: mancano all'appello oltre 5.500 medici di medicina generale (MMG), con conseguenze devastanti per i cittadini, in particolare per gli anziani e i pazienti fragili. La carenza si fa sentire soprattutto nelle grandi Regioni, dove molti cittadini faticano a trovare un medico di riferimento.
Il problema principale è la mancata sostituzione dei medici in pensione: mentre migliaia lasciano il servizio, sempre meno giovani scelgono questa carriera. Secondo il rapporto della Fondazione GIMBE, la situazione è il risultato di una programmazione sanitaria inadeguata, che ha fallito nel garantire il ricambio generazionale.

Una popolazione sempre più anziana e malata
Nel 2023, gli over 65 erano oltre 14,2 milioni, di cui più della metà affetti da almeno due malattie croniche. Il trend demografico è chiaro: entro il 2034, si stima che gli anziani rappresenteranno il 29,4% della popolazione. Questo implica un aumento dei bisogni assistenziali e un carico di lavoro sempre maggiore per i MMG.
Attualmente, il numero massimo di pazienti per medico è fissato a 1.500 assistiti, ma in molte Regioni questa soglia viene superata, con medici che arrivano a gestire fino a 2.000 pazienti. Questo sovraccarico compromette la qualità delle cure e limita il tempo dedicato a ciascun paziente, rendendo difficile anche la libera scelta del medico da parte dei cittadini.
Errori di programmazione e politiche inefficaci
Secondo il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, la carenza di medici affonda le radici in scelte politiche sbagliate e in una gestione inefficace delle risorse. Il numero di borse di studio per la formazione dei nuovi MMG è aumentato negli ultimi anni, ma resta insufficiente rispetto al numero di pensionamenti.
Nel 2024, il numero di candidati al concorso nazionale per la medicina generale è stato inferiore ai posti disponibili, con un tasso di abbandono del corso di formazione che raggiunge il 20%. Ciò segnala una progressiva perdita di attrattività della professione, soprattutto a causa di condizioni di lavoro sempre più difficili e retribuzioni non adeguate al carico di responsabilità.
Il caso della Sicilia
In Sicilia, la carenza di MMG è meno critica rispetto ad altre Regioni, ma comunque preoccupante. Secondo i dati GIMBE, l'Isola ha registrato un aumento di 86 borse di studio per la medicina generale nel 2024, con un tasso di partecipazione ai bandi del 45%. Tuttavia, il numero di borse disponibili supera ancora la domanda, segnalando una scarsa attrattività della professione anche in questa Regione. Il fenomeno è aggravato da una popolazione sempre più anziana e con elevati bisogni assistenziali, in particolare nelle aree interne e nelle province più periferiche.
La proposta politica: dipendenza dei medici di famiglia
Per far fronte alla crisi, il governo e le Regioni stanno valutando il passaggio dalla convenzione alla dipendenza per i MMG. L'obiettivo sarebbe garantire una maggiore presenza nelle Case di Comunità, ma senza alcuna valutazione d'impatto economico, organizzativo e professionale.
Cartabellotta avverte che questa riforma potrebbe rivelarsi un fallimento annunciato, poiché non affronta le vere cause della crisi: mancanza di programmazione, eccessivo carico di lavoro e scarsa attrattività della professione.
Quale futuro per la medicina generale?
L'Italia si trova di fronte a una sfida cruciale per il futuro della sanità territoriale. La carenza di MMG sta compromettendo il diritto alla salute di milioni di cittadini e le soluzioni proposte finora sembrano insufficienti.
Per invertire la rotta, è necessario un piano strutturato, che includa:
Un aumento significativo delle borse di studio per la formazione dei nuovi MMG;
Incentivi economici e migliori condizioni di lavoro per rendere la professione più attrattiva;
Una revisione del massimale di pazienti per medico, adeguandolo alla realtà demografica attuale;
Una pianificazione territoriale più efficace per garantire un'equa distribuzione dei MMG nelle diverse Regioni.
Senza interventi mirati e strutturali, il rischio è quello di un progressivo collasso della medicina generale, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica e sull'intero sistema sanitario nazionale.
