L'ambito del quale ci occupiamo oggi è quello della “Rimodulazione della rete ospedaliera siciliana”: titoletto che indica in realtà il solito assalto alla diligenza e che ad ogni passaggio ha registrato la creazione di primariati senza reparti, direttori senza dipendenti e via cantando.
Il caso odierno riguarda il tentativo in fase avanzata di creare altri due centri emodinamici a Catania, dove ce ne sono già tre.
Una decisione controversa che ignora i parametri del Decreto Balduzzi e le linee guida scientifiche.
Tutto parte da una nota a firma del direttore generale dell'ASP di Catania Giuseppe Laganga Senzio del 5 novembre scorso n.241857, con la quale chiede, tra le altre cose, esplicitamente ma senza motivarlo adeguatamente, di aggiungere ai tre già esistenti altri due centri emodinamici, segnatamente presso gli ospedali Garibaldi di Catania e quello di Acireale.
Detto per inciso, in una recente intervista ad una domanda sulle famigerate liste d'attesa, Laganga Senzio ha testualmente risposto: “Un punto di svolta che potrebbe essere determinante è la realizzazione del CUP provinciale, è li che ci giochiamo la partita…”
Quindi, secondo il manager, il problema sarebbe…un centralino!
E meno male che sono loro stessi a parlare di “giochi”, che tanto ci stanno giocando che non rimarrà più niente di un servizio sanitario che una volta il mondo ci invidiava.
Vabbè, questa la rinviamo alla prossima.
Intanto, con nota 53868 del 4 dicembre, la direzione programmazione dell'assessorato alla Salute ha trasmesso la brillante proposta agli organi competenti per poterla adottare, magari in attesa dell'ennesimo esposto alla Corte dei Conti di qualche associazione di utenti o consumatori che pare già pronto.
Intanto chiariamo a cosa servono i centri emodinamici:
Un centro di emodinamica è una struttura ospedaliera specializzata nella diagnosi e nel trattamento delle malattie cardiovascolari, gli infarti su tutti, attraverso procedure invasive.
La funzione principale è eseguire interventi come:
- Angioplastica coronarica per riaprire arterie occluse nei pazienti con infarto miocardico (STEMI).
- Cateterismo cardiaco per studiare il cuore ei vasi sanguigni.
- Trattamenti interventistici per patologie valvolari e vascolari.
Questi centri sono essenziali per garantire interventi tempestivi e salvavita , in particolare nelle emergenze cardiologiche.
In base alle linee guida, per ciascun centro emodinamico Il personale necessario è costituito da almeno:
• 2 cardiologi interventisti in caso di attività su una sola sala, o almeno 3 cardiologi interventisti se il lavoro si svolge contemporaneamente su due sale. Vi dovrebbe essere comun- que un numero minimo di 4 cardiologi interventisti adegua- tamente formati che operano alternativamente in una stes- sa sala per garantire la continuità dell’attività e l’indispensa- bile confronto e scambio culturale nonché per garantire tur- ni di pronta disponibilità 24/24h e 365/365 giorni all’anno (rispettando tutti i diritti contrattuali ed essendo in grado di far fronte ad assenze impreviste);
2 infermieri per sala per l’attività di routine;
1 tecnico sanitario di radiologia medica per sala.
Basta questo per comprendere la complessità e le risorse necessarie per attivare un centro di questo tipo che, tra l'altro, se non garantisce un adeguato livello di esperienza e professionalità, rischia di fare più danni di quelli che dovrebbe evitare.
La Regione Sicilia, come detto, pare abbia deciso di istituire due nuovi centri di emodinamica presso l'Ospedale Garibaldi di Catania e quello di Acireale.
Una scelta che appare non solo inappropriata, ma in palese violazione dei parametri previsti dal Decreto Balduzzi e dalle linee guida della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (SICI-GISE) e della Società Europea di Cardiologia.
La realtà del territorio: centri emodinamici già presenti e altamente efficienti
La cosa più grave è che invece di provare a risolvere le vere emergenze e colmare le carenze effettive, decidono di intervenire proprio dove le esigenze non ci sono.
Nell’area metropolitana di Catania, infatti, sono già operativi tre centri di emodinamica perfettamente funzionanti e consolidati:
- Policlinico di Catania
- Ospedale Cannizzaro
- Centro Cuore di Pedara
Questi centri, grazie all’imponente casistica accumulata, soddisfano pienamente le esigenze di tutto il territorio catanese e della provincia.
L’apertura di nuovi centri, dunque, non solo è superflua, ma rischia di disperdere l’expertise acquisita, creando inefficienze e sovraccaricando i costi sanitari senza un reale beneficio per i pazienti.
Tanto per dare un'idea, ecco le distanze che separano i centri già esistenti e quelli che stanno provando ad istituire chissà perché:
Quindi la distanza massima tra due centri già esistenti non supera i 14 chilometri, che è stato calcolato richiedono un tempo di percorrenza che non supera i 17 minuti dal momento in cui il paziente con diagnosi d'infarto sale in ambulanza.
Le linee guida indicano in 90 minuti il tempo massimo entro cui si deve intervenire sul paziente nei casi di competenza dei centri emodinamici.
È chiaro quindi che nel circondario etneo, in campo sanitario, di tutto c'è bisogno tranne che di un altro centro emodinamico, figuriamoci di due.
Violazione delle normative: i limiti stabiliti dal Decreto Balduzzi
Il Decreto Balduzzi , se non bastasse la logica, stabilisce chiaramente che per garantire standard di qualità e sicurezza, deve esserci un centro di emodinamica ogni 300.000-600.000 abitanti.
Con una popolazione già servita dai tre centri esistenti, l’istituzione di ulteriori strutture viola apertamente queste linee guida.
Le normative e le evidenze scientifiche sottolineano l’importanza di un sistema organizzato in rete hub-and-spoke per le emergenze cardiologiche, come stabilito dalle società scientifiche italiane e internazionali.
Un sistema in rete per le emergenze cardiologiche
La gestione del paziente con infarto miocardico acuto (STEMI) richiede un modello organizzativo in rete, basato su:
- Servizio di Emergenza Territoriale 118
- Centri hub di alta specializzazione con emodinamica attiva 24 ore su 24.
L’obiettivo è garantire a ogni paziente pari opportunità di accesso alle procedure salvavita di angioplastica primaria (pPCI) nei tempi più rapidi possibili.
I nuovi centri voluti dalla Regione, al contrario, non rispondono a questa logica. Essi rappresentano duplicazioni inutili che rischiano di ridurre l’efficacia della rete esistente e aumentare i tempi di intervento.
Il parere delle società scientifiche: un danno alla sanità pubblica
Le società scientifiche ribadiscono come la dispersione delle risorse vada a scapito della qualità delle cure e della sicurezza dei pazienti. Per ottenere risultati ottimali, ogni laboratorio di emodinamica deve garantire:
- Alti volumi di procedure annuali.
- Equipe esperte e specializzate.
- Connessione diretta con i reparti di emergenza.
La creazione di nuovi centri in assenza di tali requisiti compromette il funzionamento della rete.
Un attacco al diritto alla salute e alla razionalizzazione delle risorse
La scelta di aprire nuovi centri di emodinamica appare quindi priva di giustificazione sanitaria e basata su logiche clientelari.
In un momento storico di crisi della sanità pubblica, questa decisione rappresenta un vero e proprio spreco di risorse.
E infatti l'attuale sistema normativo impone di:
- Massimizzare l'efficienza della rete esistente.
- Ottimizzare il trasporto dei pazienti direttamente nei centri hub.
- Garantire interventi di alta qualità.
Cosa comporta questa decisione:
- Duplicazione di servizi già esistenti.
- Disperdere l’esperienza accumulata nei centri esistenti.
- Sprecare ingento risorse economiche e professionali preziose.
La sanità pubblica merita scelte responsabili
La decisione della Regione Sicilia non solo contrasterebbe con la normativa vigente, ma andrebbe a compromettere ulteriormente l’efficacia della rete emergenziale.
La salute dei cittadini non può essere sacrificata sull’altare delle logiche politiche e clientelari.