Mercoledì 20 novembre si è svolto uno sciopero generale di 24 ore da parte di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. La protesta ha coinvolto tutto il Paese, ma in Sicilia assume un significato particolare per le gravi criticità del sistema sanitario regionale.
A Roma, il corteo si è riunito in Piazza Santi Apostoli alle ore 12:00.
Giuseppe Bonsignore, segretario regionale di CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri), ha lanciato un duro attacco alla gestione della sanità in Sicilia, denunciando lo "scippo" dei fondi destinati ai medici ospedalieri che contribuisce alla loro fuga verso il settore privato.
Adesioni allo sciopero e impatto sui servizi sanitari
Secondo le tempistiche dei sindacati, l'adesione allo sciopero ha raggiunto punte dell'85%, includendo anche gli esoneri previsti dalla legge. Questo alto tasso di partecipazione ha comportato la sospensione di circa 1,2 milioni di prestazioni sanitarie, tra cui:
Oltre 15.000 interventi chirurgici programmati
Circa 100.000 visite specialistiche
Circa 50.000 esami radiografici
Nonostante lo sciopero, sono stati garantiti le prestazioni d'urgenza per assicurare la continuità dell'assistenza in situazioni criticheLa crisi della sanità pubblica in Sicilia e il nodo degli incentivi
Lo sciopero riflette una situazione particolarmente critica in Sicilia, dove il sistema sanitario si trova in condizioni di maggiore sofferenza rispetto al resto d'Italia.
Secondo Bonsignore, il Governo Meloni ha cercato di affrontare la carenza di medici con incentivi economici, mirati a rendere più appetibile il lavoro negli ospedali pubblici. Tuttavia, questi incentivi non sembrano arrivare a destinazione in Sicilia.
"Superato lo Stretto di Messina, la musica cambia radicalmente," afferma Bonsignore. Gli incentivi previsti dalle leggi nazionali, secondo quanto riportato, in Sicilia non vengono distribuiti uniformemente: alcune aziende sanitarie li applicano, altre no, creando un quadro frammentato e iniquo che penalizza i medici siciliani rispetto ai loro colleghi del resto d'Italia.
Mancata applicazione del Decreto Legge 73/2024 e disuguaglianze nei Pronto Soccorso
Un esempio concreto di questa disparità riguarda il Decreto Legge n° 73 del 7 giugno 2024, che prevede una parziale defiscalizzazione, con aliquota IRPEF al 15%, per le cosiddette "prestazioni aggiuntive" dei medici. In Sicilia, la sua applicazione è stata inefficiente e incerta: alcune aziende sanitarie hanno bloccato il pagamento del lavoro già svolto, creando ulteriore malcontento tra i medici.
Anche per quanto riguarda le indennità specifiche per chi opera nei Pronto Soccorso, previste dalla Legge di Bilancio del 2022 e successivamente incrementate, si registra una situazione di disomogeneità. Mentre in alcune regioni italiane l'indennità è stata riconosciuta e distribuita, in Sicilia ancora una volta ci sono aziende sanitarie che non rispettano quanto stabilito, lasciando i medici privi di un importante sostegno economico.
Fondi contrattuali bloccati: la "ciliegina sulla torta" secondo Bonsignore
La questione più grave riguarda il mancato recupero dei fondi contrattuali tagliati in passato. La Legge di Stabilità del 2018 aveva previsto finanziamenti significativi per compensare i tagli indiscriminati ai fondi contrattuali dei medici ospedalieri. Tuttavia, in Sicilia, circa 19 milioni di euro destinati a tali fondi tra il 2019 e il 2022 non sono mai arrivati a destinazione.
"Dove sono finite queste risorse? In quali capitoli di spesa sono stati sviati i milioni di euro che avrebbero dovuto costituire un parziale recupero per i medici siciliani?" si domanda Bonsignore. Al momento, non c'è traccia di questi fondi, mentre i medici continuano a lasciare il sistema sanitario pubblico, attratti da condizioni migliori altrove.
Medici siciliani in fuga verso il privato: un sistema in crisi
Il risultato di questa gestione è una costante emorragia di personale: i medici siciliani, spesso sottopagati e discriminati rispetto ai loro colleghi, stanno abbandonando in massa la sanità pubblica per il settore privato o per l'estero. Questo contribuisce ulteriormente al deterioramento del sistema sanitario pubblico, già in gravi difficoltà.
"La Regione Siciliana deve agire immediatamente per garantire equità e giustizia nei confronti dei propri medici ospedalieri", conclude Bonsignore, lanciando un appello all'Assessorato della Salute affinché prenda provvedimenti per sanare una situazione che rischia di compromettere definitivamente la salute pubblica in Sicilia.