Il Ministro della Salute Schillaci ha proposto un piano che prevede il reclutamento di 10.000 infermieri indiani per affrontare la carenza di personale nelle strutture ospedaliere italiane.
Questo piano, secondo il Ministro, rappresenta una soluzione immediata per colmare il divario creatosi negli ultimi anni a causa dell'abbandono progressivo della professione infermieristica da parte di molti operatori italiani.
Tuttavia, tale approccio ha suscitato forti critiche da parte di sindacati e professionisti del settore sanitario, evidenziando una crisi di attrattività della professione infermieristica in Italia, una delle più colpite in Europa per quanto riguarda remunerazione e prospettive future.
Questa mossa, infatti, non considera le cause profonde della fuga dal settore, che vanno affrontate con interventi strutturali e duraturi.
La Fuga dalla Professione Infermieristica in Italia
Secondo i dati, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) sta affrontando una fuga di professionisti dal mondo infermieristico.
Le ragioni sono molteplici, ma i fattori principali includono retribuzioni insufficienti, carichi di lavoro insostenibili e la mancanza di prospettive di crescita e stabilità professionale.
Gli Ordini Professionali degli Infermieri (OPI) e diverse sigle sindacali esprimono preoccupazione per la crescente difficoltà di attrarre nuovi professionisti in un sistema che offre retribuzioni tra le più basse d'Europa e prospettive poco allettanti. Molti giovani laureati preferiscono cercare opportunità all'estero, dove le condizioni lavorative e i salari sono decisamente migliori, lasciando gli ospedali italiani sempre più in difficoltà.
Il "Quiet Quitting" degli Infermieri Italiani
Il fenomeno del "quiet quitting", ovvero il progressivo abbandono della professione da parte degli infermieri italiani, è ormai all'ordine del giorno.
Il "quiet quitting" non è solo una questione di licenziamenti, ma include anche una riduzione del coinvolgimento e della motivazione da parte di chi ancora lavora nel sistema, con conseguenze sulla qualità del servizio offerto ai pazienti.
L'allarme è stato in questi giorni rilanciato da Domenico Amato e Alessio Minadeo, rispettivamente Segretario e Vice Segretario nazionale di Confintesa Sanità, che hanno rilasciato una dichiarazione molto critica rispetto al piano del Ministro Schillaci.
Secondo i sindacalisti, il reclutamento di infermieri stranieri non rappresenta una soluzione strutturale per colmare le gravi carenze organiche del sistema.
Le problematiche del settore sono sistemiche e non possono essere risolte con soluzioni rapide e superficiali che rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione, creando nuove tensioni tra il personale.
“Non si può affrontare il problema del quiet quitting degli infermieri italiani con il reclutamento di professionisti provenienti dall'altra parte del globo o con l'introduzione di figure ibride ed inutili come l'assistente infermiere", affermano Amato e Minadeo. "Serve un intervento che punti alla valorizzazione del personale già esistente e che renda attrattiva la professione per le nuove generazioni".
La Proposta di Confintesa Sanità: Riqualificazione e Concorsi Pubblici
Confintesa Sanità propone quindi una riqualificazione della figura dell'infermiere come la vera chiave per affrontare il problema della carenza di personale.
Questo processo deve partire da miglioramenti retributivi e da una maggiore accessibilità alle strutture pubbliche, favorendo concorsi pubblici che possano permettere l'ingresso di neolaureati e di chi già lavora in condizioni precarie, spesso sfruttato dalle cooperative che gestiscono gli appalti nelle strutture sanitarie.
Gli infermieri, infatti, non sono solo un numero, ma sono parte fondamentale della catena assistenziale e il loro benessere influisce direttamente sulla qualità dell'assistenza ai pazienti.
Il rilancio della professione infermieristica deve includere anche interventi mirati a migliorare le condizioni di lavoro.
Questo significa garantire turni sostenibili, promuovere la formazione continua, e offrire percorsi di carriera che permettano agli infermieri di svilupparsi sia professionalmente che economicamente.
Le cooperative che attualmente gestiscono molti appalti ospedalieri spesso offrono condizioni di lavoro poco dignitose, con contratti precari e stipendi inadeguati. Riformare queste dinamiche potrebbe avere un impatto positivo sia sulla qualità della vita dei professionisti che sulla qualità delle cure.
Critiche al Piano di Reclutamento degli Infermieri Indiani
Amato e Minadeo prendono nettamente le distanze dal piano del Ministero, definendolo una "manovra allo studio da più di un anno".
Le regioni, tra cui in prima linea la Campania, hanno inviato una richiesta ufficiale per la ricognizione del fabbisogno di infermieri indiani alle Aziende Sanitarie Pubbliche.
Questo piano viene percepito non solo come un tentativo di tamponare la situazione, ma anche come un'ammissione di fallimento nel creare le condizioni necessarie per attrarre e mantenere il personale infermieristico italiano.
Una decisione che secondo i sindacalisti avrebbe ripercussioni non solo sui lavoratori, ma anche sulla qualità dell'assistenza sanitaria fornita ai cittadini.
L'inserimento di professionisti stranieri, se non adeguatamente formato e integrato nel contesto sanitario italiano, potrebbe comportare problemi di comunicazione e di gestione dei pazienti, influendo negativamente sul rapporto tra infermiere e paziente, elemento cruciale per la buona riuscita del processo di cura.
"Siamo pronti alle barricate qualora questo scellerato piano dovesse avere un seguito concreto", concludono i due sindacalisti, esprimendo una forte opposizione che non lascia spazio a compromessi. Secondo Amato e Minadeo, occorre invece investire in politiche di welfare e in un miglioramento delle condizioni contrattuali degli infermieri per evitare la necessità di soluzioni d'importazione.
Conclusione: Quale Futuro per la Sanità Italiana?
La proposta del reclutamento di 10.000 infermieri indiani si presenta come una soluzione tampone ad un problema ben più profondo che riguarda la strutturale mancanza di valorizzazione della professione infermieristica in Italia e che si sta facendo sempre più drammatica anche in Sicilia e nelle altre regioni del sud.
L'attrattività della professione infermieristica continua a diminuire, lasciando un vuoto che non può essere colmato semplicemente con l'importazione di personale dall'estero.
Se il Governo vuole davvero affrontare il problema, occorre un piano che punti alla riqualificazione del personale e alla creazione di opportunità per i giovani professionisti italiani, incentivando la carriera infermieristica attraverso migliori condizioni lavorative e maggiori prospettive di crescita.
È necessario anche affrontare la questione dei contratti precari e dei turni estenuanti che stanno spingendo molti infermieri a lasciare la professione o a cercare fortuna altrove.
Soltanto garantendo migliori condizioni di lavoro e valorizzando adeguatamente il personale sanitario si potrà costruire un Sistema Sanitario Nazionale che sia veramente in grado di rispondere alle esigenze della popolazione.